Ciao, "ostariata" del mio cuore!

So esattamente come girare la chiave nella serratura (ogni porta ha il suo modo) e accendo a tastoni gli interruttori, anche al buio. Il mio corpo ha registrato l'altezza del gradino di entrata (e di tutti gli altri gradini), le misure di ogni cosa. Mi muovo in maniera automatica, come a casa quando la notte mi alzo per andare in bagno e non mi serve la luce, come un gatto (ma senza la sua eleganza), schivando i cassetti aperti, le scatole lasciate dai corrieri, il ventilatore in estate, sempre in mezzo alle palle ma indispensabile. 

L'orologio ha una crepa, ma non si vede. Lo so perché mi era caduto diversi anni fa mentre facevo la polvere e l'avevo rimesso in sesto alla bell'e meglio. È ancora lì e probabilmente ci rimarrà per sempre, portando il segno indelebile del mio passaggio. Come tutti i bicchieri andati in frantumi, del resto, che però non possono più testimoniarlo. 
"Doi le è le robe: o te licenzie o cambie i bicer" mi aveva detto Roberto, il capo, a pochi giorni dall'assunzione. Ogni tanto ci ritroviamo ancora a chiederci scherzosamente perché avesse scelto la seconda. 

Avevo ventitré anni quando sono arrivata al TOTObar. Erano tempi grigi per la mia generazione, alla disperata ricerca di un lavoro stabile con cui costruirsi il futuro. Roberto si ricordava di me quando ero piccola, io non sapevo quasi dell'esistenza del locale, che invece è un punto nevralgico della provincia. E ti chiedi: ma perché?? Eh, perché... 

Sono entrata dietro questo bancone in punta di piedi, e con questo stile ho continuato a lavorare. Che poi è quello che mi sono cucita addosso imparando da Cristina, una dei miei primi titolari ai tempi dell'università. Ancora adesso quando la radio passa Baglioni, o quando riempio le zuccheriere penso a lei, che mi ringraziava quando le trovava piene la mattina. Le riempio sempre a dismisura, anche se mi dicono che dovrei metterecene meno di bustine. Forse perché mi sembra di sentire ancora quel "grazie" tutte le volte. Che è il "grazie" che ci dice sempre Roberto a fine turno. Una cosa piccola dall'immenso valore.

Dodici anni fa non sapevo che cosa volevo fare da grande (non lo saprò mai), ma qui ho trovato un porto sicuro, una famiglia che ha fatto il possibile per me. E anche io ho dato tutto quello che avevo, certo: le relazioni più solide e belle sono quelle dove ci si dona a vicenda senza riserve. 
Per questo stasera sto piangendo come una fontana: non è facile dirsi addio quando c'è di mezzo tanto bene.

In tutto questo tempo mi sono costruita anche la mia di famiglia, ho potuto conciliare le nuove esigenze di mamma con il lavoro, mi sono sentita supportata (e sopportata) in tutti i miei percorsi. A volte ho fatto un po' di fatica a comprendere gli umori di Roberto, perché siamo molto diversi, ma so che anche lui ha tollerato le mie fasi appassionate con tanta pazienza (mi viene da sorridere a ripensare, fra queste, all'anno della politica). 

Ho visto il gruppo dei "veci" assottigliarsi negli anni, e fa un certo che essere, fra i miei colleghi, l'ultima depositaria di quelle memorie. Ho iniziato con loro, i pensionati, a lavorare al bar quando ero un'adolescente, e nonostante i modi a volte discutibili, me li sono sempre presa a cuore, e anche per questo mi sentivo sempre a casa, nel mio turno mattutino. Mi sono sempre presa a cuore tutti quelli che passavano di là, a dire il vero, e ho imparato che anche nei posti più inaspettati si trovano le perle rare. 
Ho imparato tante di quelle cose dietro al bancone del bar che solo chi lo prova può sapere.
 
Il bar è un luogo dove passano le vite, con i loro crucci, le euforie, le emozioni. È il posto dove ho imparato l'ironia, la comunicazione, la tolleranza, l'empatia (e insieme la giusta distanza), la convivenza, a cavarmela da sola. Ma soprattutto l'ironia, questo potere prezioso che dovremmo coltivare sempre, per rendere più leggeri i nostri giorni. E Dio solo sa quanto io, per la mia indole, ne avessi bisogno.

Il bar del paese è sempre aperto, con il caffè pronto, due ombre, una parola amica, il pretesto per farsi una risata. E non è sempre facile stare dietro il banco, soprattutto quando comporta fare delle rinunce. Ma nel bilancio dei pro e dei contro, non so come, sono passati tanti anni. Forse proprio perché è un'esperienza unica che augurerei a chiunque di vivere. 

"Sei abbastanza matura per decidere" mi ha detto oggi Roberto, con quello sguardo benevolo di un papà (no, dai, di un fratello maggiore, magari), mentre trattenevo a stento le lacrime. Ha convenuto con me sul fatto che il momento giusto per lasciarsi non arriverà mai, e per questo è giusto che io scelga per me. 
Sono due settimane che passo le notti a pensare a come dirglielo che le nostre strade si stanno per dividere, e oggi, quando ne abbiamo parlato, ho avuto l'ennesima conferma di aver incontrato delle persone davvero speciali qui. Roberto non è di tante parole o smancerie, ma l'amore per noi ragazzi (più o meno maturi), quello vero, quello che che non possiede ma rende liberi, lo ho sentito tutto stasera. Anche se Sonia e Roberto sono sempre stati così: altruisti, attenti ai nostri bisogni, consapevoli che i figli crescono e possono andare, sempre pronti a sostenerli. 

E poi ci sono i miei colleghi. A me piace trovare e godere del lato migliore delle persone e in effetti non ho mai avuto divergenze con nessuno, o se ci sono state ho sempre avuto modo di risolverle, perché l'arricchimento reciproco che viene da un incontro è la cosa più importante. 
Conservo di tutti coloro che sono passati per il TOTO un'immagine, un aneddoto, un ricordo da portare nel cuore:

Elisa è l'esuberanza dei vent'anni abbondanti. L'esuberanza, punto. 
Fabietto è l'equilibrio tutto nostro e la serata di chiacchiere a "Dona un Sorriso". 
Dalle è il ragazzo più buono del mondo che mi ha fatto un grande regalo (e non mi riferisco ai cappellini il giorno di Natale). 
Con Chiara e Michela ho lavorato pochissimo, ma ci sono state nei momenti più importanti della mia vita. 
CV7 è #quandotorni? 
Annucci dietro al banco per la prima volta ci è venuta con me, qualche anno fa, ed è tornata "a casa" con il suo bagaglio di esperienze e il suo carattere tosto che nasconde una grande sensibilità. 
Consu è le mattine di agosto, all'alba, quando io avevo il pancione e ascoltavamo nella sua punto Paolo Nutini (che solo noi sappiamo come si chiama veramente), prima di fare "affiancamento"; e tutto il resto, ovvio. 
Letizia è la mia mosca bianca della Gen Z (la ammiro e la spalleggerò sempre nella sua visione del futuro). 
Sabrina è l'ape operosa e gentile che non puoi che amare. 
Clelia è la bimba con cui giocavo da piccola e con cui mi sono ritrovata a giocare ancora da grande, piena di storie da raccontare e di stimoli. 
Claudia è la mia MdM preferita, una persona amabile e altruista che non ha paura di essere se stessa mai. 
Ale mi ha fatta sentire giovane (questa sì che è ironia!) quando credevo di essere fuori dal giro dopo la maternità, è lo sfogo e la complicità, la sganasciata garantita e tanto affetto, tanto. Ale, tanto!

Sonia è la titolare, la collega, l'amica con cui parlare di tutto (ma proprio tutto); è le idee visionarie, la leggerezza, l'eterna giovinezza, l'incontro di anime. 
E Roberto? Roberto è il boss indiscusso, un poco cinico (ma solo in apparenza), velatamente sarcastico e con un unico difetto: ha sempre ragione (e poi ce l'ha sempre per davvero, mannaggia a lui!). Pregi? Un cuore grande, grandissimo. 



Sto pensando a quando mi porterò a casa il legno su cui diversi anni fa Bruno aveva scolpito il mio nome. È sempre stato lì, proprio sotto l'orologio, mentre nuove incisioni andavano e venivano. Sarà la porta che si chiude per l'ultima volta.
 
Salutare questo lungo pezzo di vita non è per niente facile, e mi rendo conto che un grazie non basterà mai. Perciò voglio dire tanti grazie quante sono le persone che, consapevolmente o meno, mi hanno dato qualcosa in questi anni. Grazie a tutti quelli che hanno incrociato il mio sguardo, perché a volte, davvero, basta quello. 

Ciao, "ostariata" adorata! (cit. Marieto) 


Commenti

  1. Un addio (o chissà...un arrivederci) che mi sono commossa a leggere ❤️

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  2. Da queste righe abbiamo potuto capire il mondo che ti sei creata attorno.
    Tu hai ringraziato tutti coloro che ti sono stati a fianco durante quest' esperienza lavorativa e da questo ho capito che tu come ape operosa, (sia nella manualità che nel rapporto umano), hai creato il tuo miele, dove tutti hanno potuto trarre beneficio.

    Brava Sara!

    Lasciare questo posto non sarà indolore, ma quanto bene ti porterai appresso, e quanto bene chi ti ha incontrato accumulerà nel proprio cuore.

    In bocca al lupo, Sara, !!!!!!

    Fra un po' ci racconterai un' altra piccola storia viola.

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