Déjà-vu

Oggi tocca a me scendere con le bambine mentre Anna prepara i bagagli: domani finalmente andiamo al mare! Mi siedo sulla panchina, chiudo gli occhi solo un momento, ed è già vacanza. Peccato che io abbia scelto il momento sbagliato: un pallone mi colpisce dritto in faccia. Apro gli occhi, un po' stordito, ma la tua espressione costernata mentre ti precipiti in mio soccorso mi impedisce di imprecare. 
Siete arrivati da poco, ci vediamo ai giardini tutti i giorni, e i nostri piccoli sembrano piacersi. Non ricordo il tuo nome - accidenti! - , eppure ci siamo presentati un paio di settimane fa al massimo. 
"Tranquilla, non è successo niente! Sono cose che capitano, e chi meglio può saperlo di un papà?" - sorrido - "Davide, complimenti per il tiro! Fammene vedere un altro, ma attento alla mira!", dico massaggiandomi la guancia. 
Qualche minuto dopo sono Maradona e rispolvero qualche trucchetto davanti agli occhi sbalorditi del piccolo calciatore in erba. Non mi sembra vero, visto che da qualche anno a questa parte mi diletto esclusivamente a fare il protagonista nel castello di Frozen, Rapunzel e principesse di ogni sorta.

"Dai mamma, facciamo il girotondo tutti insieme!!" grida correndoci incontro la sorellina di Davide. 
"Sì papà, ti prego, tutti insieme, anche voi!!" la segue Stella. 
Ci guardiamo smarriti, colti di sorpresa da questo cambio di regia. 
Tu mi tendi la mano, un po' titubante, e io fingo di essere sicuro, spensierato come un bambino, come i nostri bambini. Ma non sono disinvolto come vorrei: giro il polso, maldestramente. Forse sono più titubante di te, forse non so bene come si tiene una mano, non so come tenere la tua di mano, ho paura di perdermi. Forse ho in bocca il sapore di un libro appena letto, ma quando la mia pelle ha sfiorato la tua ho sentito qualcosa. Qualcosa di biunivoco, ne sono certo. 

Un brivido mi ha riportato lassù, 25 anni fa, sullo spartiacque delle prealpi trevigiane. Eravamo usciti a fare una passeggiata in notturna con il nostro parroco, una sera di fine estate, e ci eravamo fermati proprio lì, dove da una parte si vede la conca Bellunese e dall'altra lo sbrilluccicare della pianura. 
Recitammo un Padre nostro tutti in cerchio, tenendoci per mano. Non ricordo chi ci fosse alla mia sinistra, ma alla mia destra c'era lei, la sua mano nella mia, e io desideravo che quella preghiera non finisse mai. 

"Casca la terra, tutti giù per terra!"
I bambini ridono felici. Tu non riesci a sostenere il mio sguardo, e ti nascondi dietro un sorriso rivolto ai tuoi piccoli; io trattengo ancora un poco la tua mano, prima di lasciarla. Riesco a catturare i tuoi occhi, per un solo istante, prima che si rompa il cerchio. E tu arrossisci, anche se non vorresti.

"Paaaoloo, bambiiinee, è pronto, salite!". È Anna  che ci chiama dal balcone. 
Ci salutiamo fra le consuete resistenze da parte dei bambini e ci incamminiamo verso casa; le piccole eccitate per la partenza imminente e io con un pezzetto di magia che brilla nascosto nel mio cuore da ben 25 anni. Grazie, bella mamma. 









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