I fiori della nonna

Ci sono cose che restano per sempre, come le campanule della nostra casa natale che da almeno trent'anni tornano a mostrarsi in tutta la loro bellezza ogni primavera. Un cespuglio da bordura, niente di che. Eppure, a guardarle, sotto il piede nudo sento il cemento del vecchio cortile un po' inverdito dal muschio dove giocavamo da piccole, dove ci siamo sedute tante volte con la nonna per aiutarla a pulire la verdura e per ascoltare le sue storie a bocca aperta, dove ci siamo stese al sole quando i nonni non c'erano più.
Mi sembra di sentire il profumo del coniglio in umido, degli ossibuchi con il sughetto al limone, degli spaghetti n. 3 con lo sgombro e le cipolle saltati in padella, come solo la nonna li sapeva fare; della torta di mele, quella tutta ricoperta di frolla, dove risaltava il pizzico - anche due - di sale nell'impasto e che dentro aveva un morbido ripieno di frutta. 
Mi sembra di udire la sua voce che ci chiamava quando il pranzo era pronto (e se eravamo perse nelle campagne era un grido a pieni polmoni), la telenovela che usciva dalla finestra, sui gerani rossi pieni di sole. 
Vedo il suo grembiule a fiori, i piedi che stavano compressi in quei sandaletti minuscoli e intramontabili, le mani lisce che sembravano essere state create per fare le coccole.

È rimasto tutto dentro un fiore.



Commenti

Posta un commento

Post più popolari