L’amore delle mamme (io vs Chiara Ferragni)


C’è una fatica, dentro la maternità come la viviamo oggi, che non deve e non può più essere taciuta. Non è una colpa, e nemmeno il segno di un fallimento: è un grandissimo peso che la società fa gravare unicamente sulle spalle delle madri. E le madri possono ribellarsi a questo sistema che non fa nulla per sostenerle ma le vuole perfette su tutti i fronti.

Quanto è passato dalla nascita della piccola Vittoria? Due mesi abbondanti, quasi tre. E a parte che io nemmeno a quindici anni avevo un fisico asciutto come quello di mamma Ferragni, vedendo la foto di una raggiante Chiara in bikini ho ripensato a come ero io a due mesi dal parto. Portavo le t-shirt di mio marito perché avevo ancora un botto di chili da smaltire, e quando poi sono rientrata al lavoro, intorno ai nove mesi della seconda bimba, indossavo quasi due taglie in più. Nonostante non sia un’amante dello sport ho avuto la fortuna di avere il metabolismo dalla mia parte: i 20+ kg che avevo messo su durante entrambe le gravidanze li ho persi tutti nell’arco di un anno, una dozzina quasi sul colpo (di questo ancora non mi capacito, considerando la fame che avevo e quello che ingurgitavo). A due mesi dal parto avevo le braccia come due salsicce e, soprattutto dopo il primo, non sapendo che con un po’ di pazienza sarei tornata in me, ho fatto fatica ad accettare il mio nuovo corpo. Ripeto, sono fortunata, perché a parte la pancia zebrata (giuro che mi sono cosparsa di ogni crema e olio possibile: se le pelle non è elastica non c’è niente da fare, le smagliature vengono comunque), sono quella di prima. Forse addirittura più tonica e dinamica, sicuramente con qualcosa in più dentro che fa la differenza anche fuori. Ma non è per tutte così. Abbiamo corpi e tempi diversi, e c’è chi come prima non torna mai. Smagliature, prolassi, stanchezza infinita, cronica (solo chi ha vissuto la privazione del sonno prolungata può capire), fatica. Fatica a trovare il tempo per una doccia, ad esempio. Ricordo che ne approfittavo quando passavano mia mamma e mia sorella, i primi tempi (ma anche i primi anni, direi) e che mi ero imposta di non smettere di truccarmi almeno un minimo, perché sennò mi sarei persa del tutto (sembra impossibile, ma trovare il momento per farlo era un’impresa). Comunque ho smesso di asciugarmi e stirarmi i capelli e di mettermi lo smalto sulle unghie.

L’immagine di un momento che ho chiesto a mia madre di immortalare, perché fra qualche anno potrei non credere che sia successo davvero. Mia sorella mi asciugava i capelli mentre la nonna giocava con Aurora e Irene poteva stare aggrappata a me in una serata difficile ❤️

Insomma, nonostante mi piaccia sbirciare la vita colorata dei Ferragnez e apprezzi molto la freschezza, la delicatezza e la correttezza con cui si espongono, non posso fare altro che ripensare alla mia esperienza di mamma, quando vedo le foto scintillanti di Chiara. E il confronto è abbastanza impietoso. Per fortuna non era ancora nato Leone quando è arrivata Aurora, perché ero già abbastanza avvilita per il fatto che niente fosse una passeggiata, nemmeno una semplice passeggiata (ancora oggi quando vedo una neomamma con la carrozzina penso a tutto quello che ci può essere dietro e provo una tenerezza infinita, vorrei darle una pacca sulla spalla, chiederle come sta, anche se non la conosco); vedere che non per tutte fosse così mi avrebbe fatta sentire ancora più inadeguata di quanto già non mi ci sentissi. Perché oggi, nell’era dei social, credo sia questo quello che le mamme sentono di più: un senso di inadeguatezza e di frustrazione dovuto al fatto di non riuscire a stare dentro un ideale. Ecco, colgo l’occasione per un bagno di realtà, e ringrazio Chiara che mi ha dato il pretesto per farlo. Mi era venuto il piglio di scrivere qualcosa a riguardo un mesetto fa, quando Chiara aveva postato la sua pancetta da puerpera su Instagram con l’intento di trasmettere un messaggio body positive per tutte le donne. Davvero lodevole. Però quella “panzetta” non mi aveva mica confortata, perché alzando la maglietta avevo guardato la mia, a quasi quattro anni dal secondo parto (4 anni, non 4 settimane!).

Così avevo iniziato a scorrere le foto di Chiara e per ogni immagine davanti ai miei occhi appariva la controparte della mia esperienza di mamma.

Qui non si vede abbastanza quanto ero sfatta, ma forse è sufficiente 😅

Qualche somiglianza c’è: la mia felpa ha la stessa tonalità della poltrona di Chiara e i nostri cuscini da allattamento hanno delle fantasie molto carine 😂

Mamma bis: la gioia di essere tutti a casa (le mie bimbe stanno piangendo disperate all’unisono, un momento indimenticabile! 😵)…

Bagnetto rilassante 😫

Riuscii a sistemare le piante che ci avevano regalato appena in tempo prima che si seccassero, e i fiocchi rosa rimasero appesi per oltre un anno alle ringhiere del terrazzo (un po’ mi ci ero affezionata, a dire il vero). Guardando il giardino botanico in casa Ferragnez mi è venuto l’affanno 😅 (n.b. metto la foto per sottolineare che per me era già troppo così, e ad oggi mi sembra incredibile)

Ma… Davvero Vittoria dorme nella navicella? Davvero Chiara sta pranzando al ristorante? Truccata, vestita, magari riposata? Ricordo la mattina che cercavo, fra le lacrime, di fare colazione con Aurora attaccata al seno; entrò in cucina mia sorella, mi guardò negli occhi e mi disse:”Non sembri neanche tu”. E ricordo quella sera che mio marito mi aveva portato la cena sul divano perché la bimba si era appena calmata nell’unica posizione che le desse sollievo e non potevo spostarmi. A dire il vero questa fu la nostra postazione ogni giorno dalle 16.00 alle 20.00 per i primi tre mesi di vita di Aurora. Un aperitivo fuori era fantascienza!

Inizialmente avevo pensato di cercare nel mio repertorio delle foto per scrivere un articolo ironico del tipo “Chiara vs realtà”. Ma quella di Chiara è la sua realtà, è vera, e io la osservo con un po’ di sana invidia, apprezzando come, nonostante la loro sia una situazione privilegiata, i Ferragnez si impegnino a comunicare con sensibilità e nobiltà di intenti. Non riescono a non piacermi, ecco. Ma sento il bisogno di rincuorare le neomamme e dire loro che se si sentono lontane anni luce dai sorrisi radiosi di Chiara è normale, assolutamente normale (chi ci dice poi che non abbia anche lei, come tutte noi i suoi momenti “no” da affrontare? Che a volte non si senta anche lei sopraffatta o stressata?). E vorrei mostrare a chi figli non ne ha o a chi si crede un genitore arrivato che l’esperienza non è sempre così edulcorata, e che vale la pena fermarsi ad empatizzare invece di giudicare: forse la compagna di scrivania non ha dormito stanotte (né la scorsa, né quella precedente), e ha appena avuto una crisi di nervi portando a scuola i bambini. La sua giacca è sporca di latte come quella di Chiara, ma a casa nessuno farà il bucato per lei. A casa la aspettano la cena da preparare, i peli del cane da aspirare, le lenzuola da cambiare. Dopo il lavoro, dopo la spesa (e tre piani di scale con ovetto, borse e duenne piangente al seguito, magari con quaranta gradi in estate… solo al pensiero mi chiedo, non senza una punta di orgoglio: “Come ho fatto?”). E poi, mentre qualcuno sarà spaparanzato sul divano indeciso su quale serie tv guardare, dovrà controllare i compiti, stirare, piegare e stendere la biancheria (e dove cavolo lo metti lo stendino, che in sala sembra sia esplosa una bomba atomica, in camera viene la muffa, e poi il bimbo piccolo ci si arrampica e tira giù tutto?), e sentire la frustrazione di essere troppo stanca per godere veramente del tempo che ha da trascorrere con i suoi figli. E il senso di colpa, che tutto divora.

Le cose belle della maternità le conosciamo: i nostri profili social sono pieni di dediche melense e cuoricini, di giorni felici ed eventi speciali. Io stessa tendo a postare solo i momenti buoni di questa esperienza straordinaria, forse proprio per ricordarmi che non sono poi così male, che in fondo sono anche io una brava mamma. Ma la realtà di tutti i giorni è molto di più, e dobbiamo essere clementi con noi stesse, perché sicuramente stiamo facendo del nostro meglio.

E a guardare bene in tutte queste foto, che racconto di radiose giornate o di schietta quotidianità, c’è solo una cosa da vedere: l’amore delle mamme.

Mi fa sempre ridere questo scatto, ma rappresenta molto bene “la mamma che vuole fare qualcosa per sé” (fa ancora più ridere se dico che avevo deciso di fare degli addominali 🤣)

PS:

Vorrei mettere anche le foto di Chiara, se mai dovessi ricevere il permesso di farlo. Intanto si trovano nel suo profilo Instagram.

Il post originale è su "Libere Connessioni", un vecchio spazio che avevo pensato di recuperare per raccogliervi i pensieri più prosastici, legati a temi sociali e di attualità, piuttosto che personali. La verità è che una effettiva dicotomia è impossibile per me, e sentivo che questo questo pezzox con la sua catartica soluzione, doveva stare qui 💜.

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