L'acqua di San Giovanni


L'anno scorso mi aveva incuriosita questa usanza che vedevo spopolare nei social fra le mie coetanee. Come bussola riguardo alle tradizioni ho sempre attinto al ricordo di mia nonna, ma questa per me era nuova; e indolente com'ero, quella sera ho deciso di provare anch'io a mettere un bicchiere d'acqua fuori dalla finestra con delle foglie di menta, un rametto di rosmarino e un fiore di fragolina di bosco (che ho sacrificato all'insaputa delle bambine, ma erano gli unici fiori che avevo in terrazzo). Il mattino seguente, quello del 24 giugno (San Giovanni, per l'appunto) l'ho usata per sciacquarmi il viso e la restante me la sono pure scolata tutta d'un fiato (quasi di nascosto per paura di sembrare ammattita), suggestionandomi riguardo al suo potere benefico nella speranza che potesse davvero proteggermi per un anno dalle malattie, portare buona sorte e amore. Insomma, un po' d'acqua profumata di sicuro non avrebbe fatto male, al massimo poteva funzionare. 

Eh beh, è stato un anno impegnativo, in salita, con diversi nodi a intralciare il pettine, qualche crisi. Ma sono ancora sana e salva, che non è un fatto di poco conto. E sono anche fortunata, oltre che circondata da persone che mi vogliono bene. Vivere poi resta una fatica a prescindere, almeno finché non si arriva ad essere sufficientemente vicini al proprio centro. E non è proprio vero che "basta la salute", come diceva mia nonna, anche se in effetti rendersi conto di avere quella già cambia la prospettiva (bisognerebbe pensarci um po' più spesso).

Forse dovremmo farci tutti il bagno nella "rugiada degli Dèi" per scongiurare le piaghe d'Egitto che sembrano accanirsi sul nostro povero mondo, per portare un po' più di amore, che basterebbe quello a far arrivare anche la fortuna e la salute.

La complessità del reale, del vivere umano, è destabilizzante, e ho la sensazione che anche per il nostro pingue e accidioso occidente stia arrivando la resa dei conti. Lo dico da sempre che devo inziare a spegnere gli interruttori degli elettrodomestici e ora veramente sto cercando di abituarmi a tenere i rubinetti girati verso l'acqua fredda, aiutata dalla calura di questi giorni, spronata (e me ne vergogno, perché avrei voluto avere la fermezza di farlo prima, come cittadina del mondo) dal caro bollette. Ci sono sprechi più importanti in giro, certo, ma ci siamo dentro tutti in ogni caso, e la sconsideratezza del sistema dei consumi è sempre più evidente. Iniziamo a vedere come reali e imminenti problemi di cui si parla (e basta) da decenni, ed è chiaro che non possiamo controllare questo treno in corsa, non dalla cabina di comando. Tuttavia un margine di manovra lo abbiamo sempre, nei piccoli accorgimenti che ci sentiamo di poter avere, nel come decidiamo di vedere e affrontare gli ostacoli. Dovremo adattarci a cambiamenti sempre più frequenti, impattanti e repentini, ma troveremo il modo e la strada, e le opportunità dietro ai problemi. 

Ieri sera ho riempito una caraffa di vetro con dell'acqua (non è più così scontato a pensarci bene), ci ho fatto cadere dentro le mie erbe aromatiche. E sorridevo, perché mi sono resa conto che in questo generale smarrimento forse stiamo cercando una spiritualità perduta, la bellezza di un gesto.

Stamattina Irene ha voluto subito rinfrescarsi il viso con l'acqua "magica", piena di entusiasmo, Aurora invece non voleva  "perché non l'abbiamo mai fatto", ma poi per scaramanzia ne ha bevuto un sorso.

Evviva il cambiamento, con tutto l'impegno e lo sforzo che comporta! 

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