Solstizio d'estate

Me ne sono accorta venerdì, quando sono andata a prendere le bambine all'asilo e senza proteste, senza alcuna lagna da parte di nessuna delle due, siamo andate a comperare i sandaletti per l'estate. Faceva molto caldo, volevamo anche un gelato, e ci era venuta l'idea di scendere al fiume, prima di andare a cena dai nonni. 

"Già che siamo qui, facciamo un salto in erboristeria, a vedere se è arrivata la crema al timo?"

"Ok, mamma!". 

Non ci potevo credere: "Ok mamma"!!! 

In una giornata standard sarebbe stato impossibile fare tutte queste cose in un solo giorno (figuriamoci in mezzo pomeriggio!), e più di una volta una semplice cena dai nonni è finita con me accasciata sul divano a piangere perché "Non posso fare niente con voi", dopo aver sudato sette camicie per cercare un compromesso, invano. In questi ultimi due anni mi sono lasciata sopraffare dalla frustrazione di dover vivere in costante trattativa, senza la libertà di trascorrere serenamente le giornate insieme. 

Ma venerdì era tutto diverso: abbiamo fatto insieme le cose di tutti i giorni, di una vita normale, senza drammi; abbiamo goduto della nostra reciproca compagnia. Ed eravamo felici.

Già da qualche giorno mi ero presa una pausa da ciò che stava diventando un logorìo mentale. Stavo rivedendo le mie priorità, mi stavo tranquillizzando, lo stavo sentendo, il solstizio d'estate che arrivava. Sì, ho proprio avvertito un cambio di energie, un modo diverso di stare. Un allentamento delle tensioni, uno sguardo più lucido e obiettivo, una sensazione di fiducia, comunque vada. C'è sempre qualcosa di forte che succede a metà dell'anno, che lo spacca in due. È dopo la fatica della prima metà che sento di tornare a vivere.

Venerdì abbiamo comperato dei sandali molto comodi, uguali per tutte e tre. La crema al timo non c'era, ma l'erborista ci ha detto che eravamo bellissime e ci ha regalato delle caramelle al miele. Ci vedevo, che eravamo bellissime davvero, riflesse nel vetro della porta, immerse negli odori del negozio. 

Abbiamo mangiato un gelato: cocco, vaniglia e pistacchio; il più buono di sempre. Come l'insalata che ha preparato la mia mamma: colorata, bilanciata nei sapori, condita bene come solo lei sa fare, con l'olio forte della Puglia. Abbiamo fatto il bagno nell'acqua fredda del Cordevole, osservando i suoi piccoli strani abitanti; abbiamo mangiato le ultime ciliegie dall'albero e giocato sull'altalena, fra i papaveri del nonno. E vi siete sganasciate mentre leggevo una favola ad alta voce, lenta-veloce-lenta-veloce, in barba a Paolo Bonolis. Ma la bottiglia del vin santo era proprio quella che avevamo aperto al compleanno di papà? Non lo ricordavo così aromatico! 

Non ricordo da quanto tempo è che non assaporavo, non guardavo il mio presente, che non vedevo tante lucciole così sul prato, profumato di fieno. 

Venerdì mi sono resa conto che i colori sono di nuovo vividi, che posso respirare. Da oggi le giornate tornano ad accorciarsi un pochino, e questo mi basta. 



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