Halloween sì o Halloween no?

Non è mai stato nelle mie corde, come non lo è Carnevale del resto. Non fa parte delle tracce familiari, o forse sono tendenzialmente troppo seria, nella mia fatica a lasciarmi andare, a recuperare quella me bambina che già in tenera età voleva diventare grande. 

Nostra cugina una volta aveva organizzato il "dolcetto o scherzetto" a spasso per il paese in tempi ancora non sospetti e ci eravamo divertiti un mondo, travolti dalla sana goliardia di chi ce l'ha dentro, e anche fuori. 

Questa l'è la sera dei fantasmi e delle streghe, delle zuche che che vede, noi scherzetti no ghen fon ma na caramela la olon e bonanotte ghe dison. 

Aveva inventato questa filastrocca per l'occasione e aveva preparato una cena con i nostri genitori, mentre noi eccitati scorrazzavamo per le vie al buio, assaporando un senso di libertà estremo.
Poi però non l'ho più festeggiato, non ho ricordo nemmeno di qualche folle serata giovanile. È rimasto un singolo ricordo.

Finché le due piccole biondine sangue del mio sangue non hanno iniziato a chiedere di fare un giretto con le amichette. Abbiamo temporeggiato finché abbiamo potuto: una cena dai nonni in aperta campagna, il weekend in montagna, il Covid, gli strascichi del Covid. 
Tuttavia adesso bisogna affrontare il dato di fatto. Sono tornata dal lavoro qualche sera fa e ho trovato dei deliziosi addobbi di carta appesi alle pareti. Fantasmini, ragnetti, mini zucche, teschi spaventosi. Me le sono immaginate a tagliuzzare e colorare tutte intente sul loro tavolino e ho provato un'immensa tenerezza. Chi sono io per non assecondarle in questa piccola gioia? Certo, con tutto il tran tran dover anche pensare ad Halloween mi sta un po' sulle balle, ma diventare madre mi ha costretto ad uscire per sempre dalla mia zona di comfort, il che è un bene, nonostante il rischio di esaurimento quotidiano. 
Ma veniamo al dunque. Non mi sono imposta contro Halloween, tantomeno proclamando che "non è una nostra tradizione". Non mi piace tutta la dolciumeria che si tiene da qui alla befana (ma ormai 365 giorni l'anno), il consumismo che ci travolge ad ogni ricorrenza; non mi piace aumentare il mio carico mentale neanche per le cose a cui tengo, figuriamoci per quelle di cui non me ne frega una cippa, ma d'altro canto lo prendo per quello che è: una carnevalata. Che poi di questo si tratta anche per i bimbi, una festicciola in maschera. Non mi dà fastidio sapere che ha antiche origini celtiche, anche perché, se vogliamo dirla tutta, è stata la Chiesa ad appropriarsi delle date dei culti pagani per fondare il proprio calendario. Si tratta pur sempre degli ancestrali momenti di passaggio legati alla natura, all'umanità, i medesimi delle più diverse culture. La contaminazione è fisiologica e inesorabile, e la caccia alle streghe non mi piace a prescindere. In verità a me le streghe piacciono, amo i gatti neri, le decorazioni creative, le luci che brillano nel buio, e questo mi prendo, dato che vivo nel 2023, dove Halloween (o quel che ne rimane) con una sapiente operazione di marketing globalizzato ha conquistato tutti i bambini, comprese le mie. Mi preoccupano di più gli scheletri negli armadi, chi predica la sola retta via possibile e il vuoto spirituale di questo tempo smarrito nella fretta di non si sa cosa.

E dunque ci mettiamo il rossetto nero e ci godiamo questo momento insieme, che alla fine è tutto quello che conta.



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