Ametista

Ho incontrato di nuovo una pietra, un caso. L'ho scelta fra tante per una persona speciale, e non subito, perché l'indecisione - limbo sconfinato di possibilità - è il mio forte, tanto che l'entusiasmo delle bambine per il negozio di cristalli ha avuto il tempo di tramutarsi in un "torniamo a casa?"

Ha vinto il suo colore, e mi ha portato la memoria di una pietruzza incastonata in un anellino d'oro - regalo della nonna - , che è rimasto per anni al dito della mia mano piccola; che fissavo piena di meraviglia prima, con l'innato talento di astrarmi dal presente poi. Guardavo intensamente quel luccichìo viola ed ero dove volevo essere: in un tempo dilatato, in un luogo familiare, sicuro, calmo. La nonna ci teneva alle gioie, le sue e quelle che ci elargiva con amore e solennità. "Quando morirò i miei preziosi li indosserete voi". Era convinta che l'ametista fosse la gemma del mio segno zodiacale, l'ariete, che poi era anche il suo. Forse l'aveva letto su una rivista - ne scrivono tante di cose nelle riviste -, forse glielo aveva detto qualcuno. Pare invece che sia la pietra legata al segno dei pesci, ma né io né lei sapevamo che il mio segno lunare è proprio quello, l'ultimo, a chiudere il cerchio. Ho scoperto ieri l'esistenza del segno lunare, nelle mie ricerche sull'ametista. Perché sì, mi sono fiondata sui siti di cristalloterapia per capire il motivo di questo ritorno. Mi è più chiaro perché nessuno mi crede quando dico che sono un ariete. Ariete segno solare, Pesci segno lunare, Scorpione segno ascendente. Una moltitudine di sfaccettature che si combinano in varie e mutevoli proporzioni. Così tutti, come tutto.

Il nome ametista proviene dal greco antico amethystos e significa "colui che non si ubriaca". Ovidio nelle Metamorfosi, narra di Ametista, una bellissima ninfa che per scappare dalle attenzioni non gradite di Bacco chiese aiuto ad Artemide. La dea della luna per salvarla la trasformò in un cristallo chiaro e trasparente e Bacco, preso dalla rabbia, gettò il suo calice di vino sulla pietra, dandole il tipico colore violetto. Un calice di ametista usavano gli antichi, per bere senza dissolversi negli effluvi dello spirito; anelito alla giusta misura, per non smarrirsi nel torbido dell'animo umano. L'ametista è la pietra dell'equilibrio, del pensiero chiaro, della consapevolezza - coscienza di sé - . Intuizione, ispirazione, creatività, pace, spiritualità, fede, capacità di vedere oltre, nelle sfere più sottili, sono incoraggiate dal quarzo in questione, per chi ci crede.

"Mamma, hai una cosa viola sulla spalla" mi disse un giorno Aurora, mentre giocavamo in giardino, circa quattro anni fa. La mia Aurora dalle dita rosate da piccolissima aveva una spiccata sensibilità, che destava la mia meraviglia, ma ero troppo stanca per seguirla. Ne conservo i ricordi, parole piene di mistero che ho accolto con benevolenza, perché sarò anche stata fisicamente e mentalmente esaurita, ma il cuore non inganna mai. Deve aver carpito il momento esatto in cui qualche ingranaggio si è rimesso lentamente in moto, solo che io ancora non me ne rendevo conto. Un filo viola, aggrovigliato sotto l'avvicendarsi delle cose, della vita. 

Ho dimenticato gli amuleti, ma ho voluto il ciondolo della nonna quando sono uscita di casa, anche se poi è rimasto nel cassetto. Dopo di lei una cara amica non ha mai mancato di regalarmi gemme e ninnoli pregni di significato, pratica che si è intensificata in questi ultimi anni. Negli scorsi mesi, in particolare, ho ricevuto diverse pietre da diverse persone, come se l'universo avesse la premura di far arrivare le cose a tempo debito. Vorrei indossarle tutte, ma non sono ancora la stravagante signora che sarò.

Oggi scelgo lei, la pietra di febbraio, l'amato viola che poggiava sul petto della nonna. 


San Valentino portava un anello con incastonata un'ametista, così per dire, il tempismo.

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