Bruma

Non so se c'è un tempo che preferisco. Mi piace il sole, ma amo anche la pioggia. La spinta vitale della grande stella mi trascina a fare, ad agire, ma poi per fortuna piove, e sono giustificata a non fare niente, a stare nella mia tana, raccolta, preferibilmente sola. La nebbia invece si muove nel limbo delle possibilità. Sopra potrebbe esserci il cielo sereno, o il grigio di una giornata uggiosa. Le montagne, come nella pittura degli antichi maestri cinesi, emergono dalla bruma e tornano a nascondersi, senza soluzione di continuità. Si può solo intuire dove iniziano e dove finiscono le cose, in un fluttuare sempre pieno di armonia. Uno stelo d'erba, la foglia lobata di una quercia, un merlo si posa sui rami spogli del grande castagno, stagliato sul bianco lattiginoso dell'intorno. Dialettica tra pieno e vuoto, tra il margine definito delle forme e la sfumatura. Un po' come i ricordi, come i sogni, che emergono in piccoli frammenti dal marasma di una vita; immagini che si mostrano, si celano, ma la memoria le ha sedimentate da qualche parte per garantirne l'integrità, l'unità. È alla terra di mezzo che appartengo.





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