25 agosto

Siedo sul sasso bianco. Non so se fosse il punto esatto, la stessa conca, la stessa curva. Forse era un po' più in là; mi sposto leggermente più sotto, più a destra, più a sinistra, torno subito su, dove ero all' inizio. Sì, ero proprio quassù, perché il flash è arrivato come un fulmine, prima. Io qui, tu accanto, in un silenzio pieno di tutto, mentre le ombre si allungavano e l'ultimo sole struggente accarezzava le pelli dorate e i nostri capelli, così simili che a volte ci chiedevano se fossimo fratelli.


Ci sono due ragazzini delle medie che giocano vicini, e io percepisco l'energia nei loro sguardi, il timido fremito che scorre fra i loro occhi, sulle guance di lei.

Stamattina, mentre andavamo a fare la spesa, ho chiesto a mio marito che giorno fosse e mi sono ricordata che era proprio questa la fine delle vacanze degli altri, una parentesi nella lunga estate. Al supermercato ho comprato una confezione di lingue di gatto. Cercavo qualcosa di dolce e abbastanza sano da portare in giro con il caldo, per evitare scioglimenti vari nella borsa, le ho viste e le ho prese. Una reminiscenza che ho onorato inconsciamente, non sapendo che mi sarei ritrovata proprio qui, più tardi. Probabilmente non le mangio da quella merenda a casa tua, troppi anni fa. 

Nei giorni dell'addio il sole del tramonto era lo stesso, ma la sera faceva fresco, e non c'erano lupi nei boschi, durante infiniti "ti accompagno, mi accompagni, ti riaccompagno". Oggi mi accompagna la memoria delle cellule: è la memoria dell'acqua. 

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