Un uovo rotto
"Mamma, corri, vieni a vedere una cosa!" È un uovo spiaccicato a terra, nel vialetto. Deve essere caduto dal nido, era molto in alto, sul pino marittimo sopra di noi. Aggrappata ai rami una tortora si guarda intorno ruotando il capo con i movimenti piccoli e scattosi che fanno gli uccelli. Sembra indifferente, o abituata al corso imprevedibile degli eventi, della natura. Se ne sta sul suo poggio con le ali in mano, e del resto che cosa potrebbe ormai fare? Forse si è posata lì per caso, o magari è la madre, che sta annaspando nel dolore, rotta anche lei. Ma chi sono io per decifrare il linguaggio degli uccelli? Cosa ne so io di ciò che passa in quel cervellino schiacciato fra due occhi inespressivi? È caduto, l'ovetto, si è schiantato al suolo e poi una ruota ci è passata sopra, appiattendolo sul cemento. Era un pulcino già formato: le ossa, il becco molle, gli spuntoni delle future piume. Perché questa vita mancata? Perché arrivare quasi a nascere senza tuttavia vedere la luce? Chi lo decide? C'è un motivo dietro alle perdite della vita, o dobbiamo solo aspirare ad adattarci agli imprevisti, alle sventure, ai sogni infranti? Dove vanno a finire la fatica di un desiderio, quella di creare, procreare, quando muoiono ancora prima di cominciare?
"Ma quindi non tutti i bambini nascono?". "No, amore, succede anche per gli esseri umani che qualcosa vada storto, che un piccolino non venga al mondo. Noi siamo stati molto fortunati". Ti sorrido, il mio sguardo incontra grato i tuoi occhi color del mare, scivola sulla pelle dorata, perfetta, cosparsa di una sottile peluria biondissima.
Un libro non si sceglie, ti sceglie. Sta nella libreria per mesi, anni, e poi, quando è ora si fa trovare, raggiunge il comodino, la valigia, il cuore.
Vedo su WhatsApp la foto di una cara amica: un sorriso, la pancia grande, un vero miracolo. Non ci aveva detto niente, per scaramanzia, ed è arrivata oggi, così, dono inatteso e incommensurabile. Il lieto fine, prima appena intuito, di questo romanzo.
❤️
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