Sass de Stria
Sta lì in mezzo, la montagnetta, come un dito puntato, una spina nel fianco dei massicci imponenti tutt'intorno. Cinquanta minuti con calma e siamo in cima, per vedere l'enrosadira che non arriverà, perché ci sono nuvole scure che non smettono di muoversi, di cambiare scena, arrangiando le luci con maestria. Non porteranno pioggia, perché lo dice il meteo, perché le streghe ci proteggono.
Leggende narrano che questa montagna fosse abitata proprio da una strega, da cui il nome Sass de Stria. Ingiustizie su ingiustizia si sono rovesciate a ridosso di queste pietre, e anche dentro. Le streghe, costrette ad assistere allo scempio, nulla poterono, di fronte a tanto male; non saranno bastate le proprietà curative delle erbe raccolte negli alti prati, ma devo pensare che un piccolo miracolo si sia compiuto, talvolta, in un anfratto tra le rocce, in uno spicchio di cielo.
Forre profonde e grinze native solcano la dolomia: le rughe della terra, profanate dalla guerra, dicono mute l'orrore, e la follia.
L'aria si ferma, cala la sera. Scendiamo in silenzio, sfiorando i sassi ancora caldi di sole e, almeno loro, capaci di perdono.
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