Splendore del cielo
Probabilmente il sito ospitava già un tempietto (romano, a giudicare dai caratteri latini incisi su una lapide, ritrovamento murato qualche secolo fa alla parete della chiesa), un voto a Giove, re degli dèi. Anche Giovita, santo patrono della parrocchia insieme a Faustino (caso fortunato?) ha la stessa origine etimologica: la radice indoeuropea *dyeu- ("splendore del cielo"). Il luogo del culto sfolgora sulla Valbelluna da tempo immemore dunque, un punto esatto sulla terra in cui migliaia di anime hanno sostato per parlare con Dio: sono venuti proprio qui, sulle colline più alte di Bolago, a guardare il cielo. Ancora oggi il campanile, visibile da grande distanza, si eleva fin lassù, memoria di pensieri e preghiere, breccia nel confine tra due mondi: quello dei vivi e quello dei morti, o della luce, per chi crede, che riconosce la sua stessa sostanza dentro la finita carne, e sotto le altre effimere vesti.
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