Aspettare, sperare, Natale

Speravo di trovare il mio spazio per pensare, per buttare giù due righe, o almeno finire qualche pagina lasciata a metà. Non si può dire che io non abbia scritto, in quest'anno volato in un soffio, ma non sono riuscita a farlo per me, nemmeno nell'autunno agognato e traditore.

Ho accumulato foto, inizi, citazioni, idee, e poi li ho lasciati andare. 

La sensazione è quella di non riuscire a star dietro a tutto, arrivare sempre all'ultimo, non arrivare affatto.

Mi disturba non poter organizzare le cose a modo mio, dover trovare di continuo un compromesso, attendere sempre che arrivi il mio tempo. 

Che non basterebbe mai in ogni caso, quindi tanto vale immergersi nel fiume delle vite. Ridere, dimenticare, provare ad esserci un po' di più, non crucciarmi troppo per la frustrazione di essere fatta così, in un mondo che non è a mia misura e che tuttavia mi serve. Ci provo, almeno.

I tarocchi dicono che si tratta di una sorta di stanchezza cosmica, stallo che cova e si prepara a sprigionare un'energia potentissima. Vorrei crederci, ma di fatto continuo ad aspettare Godot. E aspettare vuol dire sperare. E sperare vuol dire Natale.




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