Che Bologna è una regola

C'è una luce a Bologna che non si spegne mai, neanche di sera, neache con la pioggia: è quella delle case, tutte gialle e arancioni, che riflettono dappertutto il colore del sole. 

E c'è un tempo a Bologna che già si distende un poco. Le persone per strada chiacchierano, ma parlano proprio della vita eh, dei sentimenti, non solo delle cose da fare. È la lingua che lo chiede: indugia rotonda sulle sillabe piene, bene aperte ad accogliere il significato, come fanno i tortelli con l'affettato. 


La domenica si apre azzurra, un giovane prete in tonaca (ne avevo mai visto uno?) si sbraccia ad incitare gli atleti della maratona cittadina fuori dalla chiesa; accanto una banda suona: sono gli orchestrali di Bologna! Viaggi e miraggi correvano lungo il finestrino, quando da piccola visitai la prima città fuori provincia, e mi avevano immaginata proprio per queste strade, per queste piazze, un giorno.















Finiamo la nostra passeggiata allo stadio, appollaiati come lucertole nel primo tepore: è il calcio di una volta, dei pomeriggi assolati alla radio, una festa paesana, dove ci sarà da mangiare e luce tutto l'anno e poi si farà l'amore ognuno come gli va (dagli spalti una sola voce, al culmine della danza di luci e di sciarpe rosse e blu). Un'esperienza quasi poetica: poteva succedere solo qui. 



Di sera il bottegaio frena la mia corsa stanca lungo il porticato (lascito della routine e coda delle sue noie) e mi spiega che i balanzoni posso fare con un po' di pomodoro e burro, detto anche condimento d'oro: "mettili a bollore in una pentola bella grande, e quando salgono lasciali 30 secondi, non di più, perché la pasta è freschissima". La fruttivendola controlla le fragole nel cestino una ad una: "Se non le finisce subito le riponga distese su un panno assorbente, non le lasci nella vaschetta". C'è tutta la cura del mondo sui banchi del mercato: è una religione, dove si venera il mangiare e si celebra la bontà. 




L'aperitivo sotto i portici con le tigelle e le piadine, il panino con la mortadella più buono del mondo mangiato al sole, le patatine fritte (quelle vere e con la buccia) e la crema al limone, anche quella fritta, in Via delle Pescherie, a sgrassare un rosé romagnolo in lattina. Ma come si fa a non innamorarsi?






"Domani mattina vado a correre fino a San Luca, magari trovo Cesare, e vi portiamo le brioches calde!". Tu ci innamori con la tua allegria visionaria, Fabio, perché sai cosa inventare per poterci ridere sopra, per continuare a sperare. Ma senza di me (forse) non andresti a perderti nei cimiteri, e forse era solo in due, anzi, in quattro, che potevamo scrivere sulla pagina strappata dal diario unicornoso di una bambina (nostra), e metterla, logico, in quella buchetta fra i colli bolognesi.










(Cesare, controlla la posta!)


La vacanzetta di carnevale ha una memoria di giorni belli da quella prima, che ci vedeva reduci cantare anche quando poi saremo stanchi, fuori dalle valli. È salva per miracolo: una piccola preghiera fatta alla Madonna, che non era quella di San Luca perché non l'avevamo ancora incontrata, ma sarà sempre la stessa, no? 

Siamo saliti lassù, dunque, per ringraziarla di questi giorni dorati, e di molte altre cose.


















Luca arriva adesso che siamo già a casa, lui che al momento giusto mi aveva confermato che questa vita è bellissima, anche se a volte ci tira giù. È una regola ineffabile, una formula che quando si lascia intuire - sono attimi - è indubbiamente la felicità


PS: ti saluto le Dolomiti, macellaio di Saragozza!


Bologna 1 - 4 marzo 2025


Bologna in un Reel


Soundtrack:

"L'anno che verrà", Lucio Dalla

"Poetica", Cesare Cremonini

"Bologna è una regola", Luca Carboni

"San Luca", Cesare Cremonini, Luca Carboni

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