La torta sbagliata


Questa è la mia torta dei 39 anni. Proprio come me, sfatta a fine giornata, e a volte anche prima. Questa sono io, che appena alzo la cresta e penso di farcela, di aggiungere qualcosa, di fare tutto quello che la mia testa vorrebbe, mi squaglio, frano. Come oggi, che insieme a Irene avevo preparato la crema pasticcera a regola d'arte e le verdurine saltate per l'insalata di riso, la frittata con gli asparagi freschi della mamma, le rondelle di pasta sfoglia con il prosciutto, il formaggio, l'origano di Pino, che arriva dalla Puglia, e si sente. Tutto bene dunque fino al tardo pomeriggio, quando ho deciso di farcire e decorare la torta. Tre strati di pan di spagna, tre di crema pasticcera, un cordone di panna intorno a sostenere le fragole adagiate sulla crema al centro, un po' di gelatina per preservare la frutta. Niente di che. La cucina piena, la torta alla Nutella da infornare (avevo promesso la torta alla Nutella alle bimbe), il sole che entrava, già troppo caldo. Era la prima volta che farcivo un pan di spagna. Per il timore che rimanesse asciutto, lo ho bagnato un po' troppo. Ho preso la panna fresca da montare, e anche la spray già pronta, perché lo sbattitore ogni tanto fa i capricci, non si sa mai. Nel dubbio uso quella, è già tardi. Strato di pasticcera finale, panna intorno, il tempo di prendere le fragole e si sta già smontando. Ci provo lo stesso, con quell'irresistibile ostinazione di arrivare fino in fondo anche quando sono consapevole che sarebbe il caso di fermarsi. Le fragole sul bordo infatti si afflosciano, scivolano giù con la panna. La gelatina, il colpo di grazia: senza barriera cola tutt'intorno, fuori dal piatto. Fra un po' arriveranno Fabio e le bambine per la cena, il tavolo è ancora un campo di battaglia. Si devono lavare, il bucato da ritirare e piegare, le lenzuola da mettere, perché non ce l'ho fatta in queste settimane: non sono riuscita a farci il giro (ma stasera dormiremo fra lenzuola asciugate al sole, finalmente). Nei pensieri mi sembrava di avere tutto sotto controllo e invece il tempo, materialmente, non ce l'avevo. E la mia corsa è rotolata su questa torta. Che sarà buona, perchè è nata con i migliori auspici. Eppure si è scontrata con i miei limiti, i limiti del mio corpo che, costretto al ritmo del mondo globale, contiene un'anima frustrata. È la trascinata stanchezza che ha fatto sciogliere la panna. Cosa faccio con tutto questo ben di Dio adesso? E la crema preparata inutilmente in una mattina d'amore con la mia piccina? L'entusiasmo scemato proprio alla fine, quando è ora di godersi il risultato? È così che va, la maggior parte delle volte per me: voglio che sia tutto sempre in ordine, i task (forse troppi?) spuntati, e quando è il momento di uscire non riesco neanche a pettinarmi (per il mio compleanno mi sono fatta regalare un arricciacapelli, per l'appunto, incentivo di buoni propositi).

"Fermi tutti, un minuto di silenzio per me", ho dichiarato ai miei familiari sulla porta ieri sera. La torta in mano, la mia faccia sconsolata. 

"Ma è bellissima, mamma!" 

"E poi l'importante è che sia buona" 

"Meglio troppo bagnata che asciutta, sarà come un tiramisù". 

"È solo una torta, non piangerai per una torta?"

No, ci mancherebbe, con tutto il male del mondo che aleggia nell'aria. No, non è solo una torta, questa sono proprio io, con tutti i miei carichi, con la lucidità che prende il largo quando non riposa abbastanza, io che di mettermi al primo posto non sono capace. E allora le adorate bambine mi abbracciano, mio marito mi guarda e mi strappa una risata.

"La panna non si è smontata per una congiura nei tuoi confronti, ma perché quella non è fatta per durare, bensì per essere servita al momento. Non ti crucciare, su, è sbagliando che si impara!". Lo so molto bene, io che con vanto sbaglio ogni prima volta, che conosco il mio motore a diesel, performante nel tempo. Ma questa torta rotta sono proprio io, che domani riuscirò, che troverò il modo per scacciare l'affanno dei giorni, per rivendicare il mio spazio, per riconnettermi con me, come sto facendo adesso che scrivo. Per me è questo vivere davvero: avere il tempo di metabolizzare in solitudine ogni piccola cosa, il respiro fra le parole. Una torta sbagliata me ne ha dato l'opportunità: un autoregalo di compleanno.

"Tanti auguri a te, tanti auguri a te, e la torta bleah! Tanti auguri mamma!!" 

Commenti

  1. Come avresti potuto scrivere una storia così bella e quasi da commuoversi se tutto fosse andato liscio?????
    Brava Sara!!!! Ci hai dato una bella lezione di vita, e poi la torta sarà comunque mangiata.
    Buon compleanno e riconnetteti con te stessa

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  2. Le torte della mamma sono sempre buone. E se la torta non riesce bene c'è sempre il cucchiaio da leccare, la ciotola da pulire con le dita....la torta non è solo il risultato finale! La torta è tutto quello che ha portato al suo compimento. Non avrei mai pensato che la torta potesse essere metafora di vita. E invece ecco qua, le tue parole mi hanno fatto riflettere! Tanta fatica e magari non arrivi al risultato desiderato, però quante cose belle (e buone!) Ci sono certamente state lungo il percorso!

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  3. Che descrizione fantastica! Io ,se fossi stato presente, non avrei mai mangiato una torta, fatta da un maestro pasticcere, ma solo la tua ,che, nel racconto, è diventata l'eroina del giorno del tuo compleanno! Quanto al resto : capisco la dicotomia tra la vita reale, talvolta quella che è ,e l'Arte(in senso largo)...ti auguro di risolvere il dilemma.

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