A Noal in bicicletta
"Dai che andiamo a Sedico a mangiare un gelato!". Un giretto in bici lungo le Antiche Rogge era l'idea. Il profumo umido del sottobosco impregna le narici, gli uccelli si muovono e si chiamano, allegri e sempiterni, ignari della canicola pomeridiana che fuori ferma ogni cosa. È una casa, il bosco, che protegge i suoi abitanti e anche i viandanti, lasciando fuori il gelo, la calura, e ogni bruttura; pulsa, potente e pacato, lungo i rami e nelle radici, al ritmo che viene dal cuore della terra. La sentite la forza gentile della foresta? Hai riconosciuto l'equiseto e l'odore dell'aglio selvatico, che pure sfiorito è rimasto nell'aria.
Bacio, vaniglia, cioccolato fondente, mango, biscotto. Abbinamenti improbabili e classici, a ognuno il suo. Volate alte sulle altalene del parco dove ogni volta da sempre volete fermarvi, ma su quel dondolino non ci state più.
Tentiamo la salita al Castelliere di Noal, ambiziosi. Le biciclette trascinate a spinta su per l'ultimo tratto di sentiero, buttate a terra, ripigliate, fiatoni, corpicini sudati, "mamma non ce la faccio più".
In cima all'altura la sorpresa: una signora ci invita a visitare il sito archeologico del castelliere di Noal. Tre volontari ogni domenica d'estate stanno di vedetta lassù, per raccontare la storia. "Avete toccato un muro di tremila anni fa", fragile arenaria impilata con l'antica umana maestria. I resti di una torre medievale, il solco di un bacino di raccolta dell'acqua, la vista dalla torre. Laggiù c'è il Peron, la nostra montagna si riconosce da ogni dove. "E poi c'è il Due Ufficio, lo vedete?". I punti di riferimento.
Scendiamo in picchiata, verso casa della zia. Sulle grave del Gresal distese coltivate e primo fieno appena fatto.
Ma quanto è bello il grano? C'è sempre un papavero in un campo di grano, a giugno. E "che ne sai tu di un campo...?" fischiettava mio papà, aprendosi una Dreher. Tappi fra la ghiaia del cortile, vespe di terra fra la polvere, che si disponeva in piccoli vortici perfetti, e lo stupore di vederne una, per la prima volta. Intanto radio "Lattemiele" suonava ininterrotta e la striscia di vernice rossa sulla cinquecento si prendeva tutto il sole. Erano domeniche anonime a casa, fra alti e bassi, e tanto bastava per meravigliarsi e scolpire attimi nella memoria.
Ricordati il bello di questa giornata, bambina, di tutte le giornate insieme. Non ripensare alle voci dei padri che sono uscite dalle nostre bocche quando sotto il sole, stremati dai bisticci fraterni, stanchi di incoraggiarti inutilmente ci siamo lasciati scivolare nel tuo sconforto. Ricordati che ti ho tenuta in braccio, pelle a pelle, sudate come quando eri piccola; che papà ti ha sospinta sulla strada del ritorno; che abbiamo parlato dei nostri inciampi e ci siamo fatti quattro risate.
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