L'ultima spiaggia

Una piccola malinconia si culla nel riverbero del sole a pelo d'acqua - mare d'argento -.

Scaviamo l'arena senza paura di disturbare nessuno: dobbiamo scoprire che animale si nasconde sotto i mucchietti di sabbia filiformi e perfetti comparsi all'improvviso sulla battigia, fresca e molle memoria delle onde. 

"Guarda, c'è un foro che sputa acqua!" 

Affondiamo velocissime le dita nel fango ma non basta: la voragine si richiude ogni volta trascinando giù con sé il segreto. 

La fine - dolce - si preannuncia in ogni saluto, ma una signora - gli occhiali bassi sul naso, per scrutare l'orizzonte di tanto in tanto - rimane seduta al bar, ascolta qualcosa con le cuffiette e continua a scrivere un quadernetto, fittamente. 

Gli uccelli marini tornano a banchettare sulla riva dopo l'umana invasione; gli scoiattoli e le gazze corrono di nuovo per i vialetti. Io mi sono riapproriata di un pezzo di me, quello che vi guarda, vi abbraccia, vi sorride e non smette di dirvi tutto l'amore; quello che ricorda - gli occhi a quei pini, proprio a quelli - e vive di un pensiero, e prende forma nelle parole.


Ce ne andiamo lentamente - complici della luna sognatrice e misteriosa - stringendo i lembi di un tempo che - per grazia - si è concesso. Eccola qui, nell'ultima spiaggia, la poesia! Non poteva essere altrimenti.



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